L’ascolto radiofonico in streaming cresce costantemente, anche grazie allo sviluppo di piattaforme eterogenee che su di esso si fondano. Dalle app sugli smartphone, agli aggregatori (FM World, MyTuner, Replaio, TuneIn, ecc.), dalle smart tv agli smart speaker (Google Home, Amazon Echo), dai pc alle connected car.
Come noto l’ascolto in streaming può essere tracciato e quindi costituisce un meter degli ascolti e delle abitudini dell’utenza. Un tema al quale abbiamo spesso deciato attenzione su queste pagine e che negli ultimi tempi ha generato profonde tensioni all’interno del TER, la società dei radiofonici che cura i rilievi degli ascolti, col socio RAI.
Ma l’enorme mole di dati raccoglibili dai flussi streaming, va organizzata e trattata adegutamente.
Così sono nate delle società che hanno realizzato delle piattaforme specifiche, come StaCast di MeWay.
Francesco Triolo, ceo di MeWay si è reso disponibile ad un confronto con NL sui temi sottesi.
(Newslinet) – StatCast è un sistema di raccolta ed elaborazione dell’ascolto via IP. Cosa offre di diverso e di più di un provider di streaming audio?
(Francesco Triolo) – Statcast nasce con l’ambizione di mostrare oltre alle medie e picchi di ascolto, preferenze in termini di qualità non solo di quantità. Il nostro obiettivo è quello di fornire un sistema che aiuti a comprendere il “gradimento” attraverso l’analisi delle connessioni che mostrano in modo inequivocabile il comportamento degli ascoltatori. I dati delle connessioni sono una risorsa se ben interpretati: non valori da confrontare come in una gara, ma il miglior strumento per comprendere pienamente il valore del proprio prodotto radiofonico. A Meway da dieci anni forniamo soluzioni streaming come provider. Conoscendo e utilizzando i sistemi più diffusi sul mercato, abbiamo deciso di creare qualcosa di più accurato per soddisfare le richieste di questo tipo…
(NL) – C’è molta confusione a riguardo dell’ascolto IP, anche perché, in genere, si tende ad effettuare un parallelismo con le indagini d’ascolto tradizionali, nel caso del TER basate sul metodo CATI analizzando i dati del quarto d’ora, del giorno medio e dei sette giorni….
(FT) – La comunicazione Over iP è dinamica e bidirezionale, segue l’unicità dell’ascoltatore che in modo diverso e personale utilizza questo potente canale: come può un campione statistico riflettere realisticamente questo scenario? Credo che sia più corretto ricorrere a nuove metriche simili a quelle adottate per l’analisi del comportamento degli utenti sul web. Con Statcast vogliamo dare la possibilità di sfruttare al meglio tutti i dati disponibili per rendere evidenti tendenze/trend di utilizzo, ma anche il grado di fidelizzazione che gli utenti hanno verso un’emittente.
(NL) – Su IP quale è il dato maggiormente spendibile per il digital audio (la pubblicità specifica sullo streaming)?
(FT) – Sicuramente la “profilazione” e la geolocalizzazione. Termini solo in parte usati nella trasmissione via etere. Nella radio tradizionale esistono i target di riferimento per la programmazione e gli splittaggi per ottimizzare i comunicati commerciali. Nulla, però, a che vedere con la “scia” che ognuno di noi lascia utilizzando servizi in rete. Sfruttando l’unicità delle connessioni è possibile mostrare, per esempio, la classifica dei programmi più seguiti o dei brani con più ascoltatori connessi. Un valido strumento in aiuto alla programmazione radiofonica…
(NL) – Gli ascolti contemporanei – spesso assunti a principale parametro di confronto – che rilevanza sostanziale hanno ed in che misura?
(FT) – Il picco di contemporaneità assieme alla qualità di trasmissione è un valore importante da tenere sotto controllo in fase di valutazione di alcuni tipi di accordi con il provider. Nessuno vorrebbe tagliare fuori i propri ascoltatori perché il limite è stato raggiunto! La paura di imbattersi in costi di conguaglio a fronte di utenti illimitati, d’altra parte, è sicuramente il principale motivo per il quale le piccole emittenti adottano questo parametro come principale… Una statistica più precisa potrebbe consentire di concentrarsi su altri aspetti, magari più spendibili in termini di pianificazione pubblicitaria.
(NL) – Che prospettive di crescita ci sono per l’ascolto della radio in streaming?
(FT) – ”…Nonostante tutto, la trasmissione radiofonica resta il metodo più diffuso per l’ascolto di stazioni radio” questa è l’affermazione che mi sento ripetere quasi come un “mantra” da tanti anni. Sostenere oggi questo “assunto” significherebbe negare il progresso. Certo il vero lavoro non era solo quello di portare la radio su internet! Questo è stato ampiamente fatto e sviluppato con alternative parallele al mainstream (vedi le radio verticali). L’ascolto delle radio su internet non può che crescere, ma al tempo stesso deve trovare nuovi modi di comunicare.Guardando al futuro vedo la necessità di affiancare sistemi intelligenti al modo tradizionale di fare radio (che deve continuare comunque ad esistere). Cambiare il modo di produrre i contenuti è però necessario per renderli più gestibili. Noi stiamo già lavorando in questa direzione. StatCast è solo un tassello del puzzle che vogliamo comporre. Un nuovo ecosistema che impara a proporre al singolo e che, al tempo stesso, permette la condivisione di contenuti generati dagli utenti. Il tutto con un potenziale commerciale inesplorato.
(NL) – E a riguardo dei podcast?
(FT) – Come accennato prima, fa tutto parte della naturale evoluzione indotta dai nuovi mezzi a disposizione. Personal on Demand si riferisce alla capacità di decidere cosa ascoltare sul proprio dispositivo quando se ne ha voglia. Un modo di usufruire di contenuti in modo diverso dalla radio tradizionale unidirezionale. Le radio fortunatamente si stanno adeguando integrando i podcast nella propria offerta. Spesso, però, propongono solo link a registrazioni in una pagina del proprio sito o App senza ricorrere ai molti aggregatori che ne alimentano la diffusione. La forza del Podcast, inoltre, è anche quella di proporre contenuti aggiuntivi o di dare a tutti la possibilità di esprimersi e trovare un pubblico… Questa è la parte che non vediamo emergere nel mondo della radio, ma che che è ormai diffusissima su altre piattaforme.